articolo di Antonio Juvarra

M° Antonio Juvarra

LA TECNICA VOCALE SECONDO LA TRADIZIONE ITALIANA

(Il cantare naturale)

L’essenza del canto, per quanto minacciata (come sempre succede alle cose vere e preziose), dall’ignoranza e dalle manomissioni, ancora risuona ai nostri giorni nei luoghi dove la sua apparizione ci è donata… Cogliere dietro la sua magia il segreto che la rende possibile è la sfida che spinge molti sulla sua strada.  Esiste una via italiana, riconosciuta in tutto il mondo come la più valida, per arrivare a questa meta. Essa nasce da quella incredibile intuizione da cui è nata tutta l’arte classica mediterranea, ossia: solo ciò che è profondamente semplice e naturale può esprimere e realizzare ciò che è autenticamente bello e umano.

‘Cantare naturale’ è il principio elaborato per la prima volta dal più grande trattatista del periodo belcantistico, il settecentesco Mancini, alludendo a quella particolare vocalità, che diventerà poi nota in tutto il mondo come ‘canto all’italiana’ o ‘belcanto’. Ritroviamo sorprendentemente questa stessa espressione  negli scritti di tecnica vocale, lasciati da tre dei più grandi tenori del Novecento, Enrico Caruso,  Aureliano Pertile e Giacomo Lauri Volpi.

‘Cantare naturale’, dunque.  Sembrerebbe una formula banale e indefinita, come sempre succede alle grandi verità. Essa non va ovviamente intesa come un “canta come ti viene”, ma come un prendere gradualmente coscienza dei due livelli di naturalezza che sempre agiscono in noi e combinarli insieme: la natura superficiale e la natura profonda, che, come già aveva scoperto Eraclito, ama nascondersi….Arrivati a questa consapevolezza, si arriva a capire cosa intendeva Bacone, quando affermava: “solo ubbidendo alla natura, la si comanda” Questo principio governa tutte le discipline del corpo ad alto livello:  dal canto italiano al judo, al karate e all’aikido giapponesi.  Tutte sono accomunate dalla stessa intuizione: esiste un’energia dura, pesante, muscolare, basata sul controllo  meccanico diretto dei muscoli (tipica di ogni forma di canto spinto e gridato) ed esiste un’energia dolce, impalpabile, diffusa, frutto di un approccio morbido e olistico alla vocalità e che caratterizza quella suprema forma di canto che chiamiamo ‘belcanto’. Si tratta infatti di un ‘lasciar funzionare’ e non di un ‘far funzionare’, e il ‘lasciar funzionare’ è ovviamente un dato di arrivo e non di partenza.

Per non rimanere vaghi e generici, si potrebbe vedere più precisamente di cosa si compone questa naturalezza, che potremo definire di secondo grado, dato che è solo in minima parte un dato di partenza. La natura a cui attingere perché il vero canto faccia la sua apparizione, è duplice, ossia le componenti di questa ricetta sono due:

1)- RESPIRO TOTALE (natura profonda)   2)- PARLATO (natura superficiale). Questo in base al noto aforisma del Farinelli della seconda metà del Settecento, Pacchierotti, che così recita: “Chi sa ben sillabare e ben respirare, saprà ben cantare.

Più precisamente la formula chimica del belcanto si potrebbe definire nel seguente modo : DUE ATOMI DI RESPIRO, UN ATOMO DI PARLATO.

Ovviamente per ‘due atomi di respiro’ non ci si riferisce alla quantità di fiato, ma alla qualità e all’ampiezza distesa dell’inspirazione, diversa da quella della voce parlata, quest’ultima altrettanto naturale, ma più superficiale e inconscia. Analogamente per ‘un atomo di parlato’ si intende che il parlato deve rimanere puro e semplice ‘dire’ e non trasformarsi in ‘declamato’, come spesso succede. In questo caso il ‘parlato’ rappresenta la natura superficiale, già data, mentre il ‘respiro’ rappresenta la dimensione profonda del sospiro di sollievo e della boccata d’aria.

Il motivo per cui chi parla benissimo, poi invece canta malissimo, è il seguente: IL PARLATO SI TRASFIGURA IN CANTO SOLO GRAZIE AL VERO RESPIRO, ALTRIMENT RIMANE SEMPLICE PARLATO INTONATO. DETTO IN ALTRO MODO, IL PARLATO E’ LA PRIMA ALA DEL CANTO, MA SOLO CON LA SECONDA ALA, IL RESPIRO, PUO’ SPICCARE IL VOLO E DIVENTARE CANTO.

Seconda precauzione da seguire nell’applicare questa ricetta:  poiché ‘parlato’ e ‘respiro’ sono due opposti, uno rappresentando il nucleo del suono, l’altro lo spazio che lo fa risuonare,  un elemento tende a schiacciare l’altro. La tecnica vocale non è altro che la ricerca paziente di quel giusto dosaggio, di quel giusto equilibrio che solo consente alle due componenti di fondersi e dare origine a qualcosa, appunto il belcanto o ‘verocanto’, che, come insegnano le discipline olistiche, è superiore alla loro somma.